Viper Fearless

Il Viper Fearless ha segnato il mio debutto come designer, e quello di Viper nella coltelleria militare.

La versione top di gamma è rivestita in PVD. Il logo inciso a laser identifica questo esemplare come uno dei 25 realizzati per l'A.L.T.A., sezione di Trieste.

Il dettaglio più particolare del Fearless è certamente il ramo di guardia superiore, che ha la doppia funzione di fermare la lama in affondo, e offrire un appoggio adeguato per il pollice.

L'impugnatura finisce con una sporgenza trinagolare. Sebbene possa fungere da frangivetri, è stata pensata per l'uso nel corpo a corpo.

Dall'alto, le tre versioni proposte sul mercato: con rivestimento mimetico, con trattamento PVD Top Black, micropallinata. Il coltello al centro è quello che ho usato regolarmente negli anni: nonostante l'uso intensivo, è ancora in condizioni eccellenti.

Il fodero in Cordura, realizzato da Vega Holter, è pensato per il porto cosciale. In ogni caso, l'abbondanza di passanti permette di fissarlo praticamente ovunque.

Il primo disegno.

Dall'alto, i primi quattro modelli lignei usati durante lo sviluppo del Fearless. La gran parte delle modifiche ha interessato il manico, mentre la lama è cambiata di poco.

Dall'alto: uno studio ergonomico che mi ha aiutato a migliorare l'impugnatura, una versione priva del ramo di guardia superiore per l'impiego da campo, e i due modelli finali. Il penultimo è piuttosto consumato per via dello sparring.

Una serie di fortunati eventi

Il Fearless fu il mio primo design prodotto industrialmente, presentato al pubblico durante l’edizione 2006 dell’EXA di Brescia, che fino al 2013 era la principale mostra d’armi italiana.

Quando iniziai a lavorarci, volevo creare un ibrido fra un coltello da combattimento e uno da campo, che offrisse il miglior compromesso fra due tipologie così differenti. Una volta giunto al design definitivo, lo avrei fatto realizzare da un artigiano. Ma le cose andarono in modo molto diverso: all’epoca ero iscritto al forum della coltelleria Collini di Busto Arsizio e avevo stretto amicizia con il proprietario, Rudy, e il suo collaboratore e amministratore del forum Davide. Visto il progetto, ancora nel corso dello sviluppo, mi incoraggiarono a contattare i produttori maniaghesi, in particolare Viper, che all’epoca era interessata a un prodotto simile. Dopo il nostro primo incontro Giovanni Miniutti, uno dei tre soci dell’azienda, decise di credere nel progetto, che venne quindi prodotto in 330 esemplari, dando il via alla mia carriera di designer.

Senza paura, di nome e di fatto

Il nome Fearless, che in italiano si traduce “impavido, coraggioso, senza paura”, calzava perfettamente, visto che all’epoca il coltello era innovativo sotto innumerevoli punti di vista. Innanzitutto, non essendo pensato per la produzione di serie, lo avevo sviluppato senza badare a mode o tendenze di mercato, concentrandomi solo sulle doti che ritenevo fondamentali. Inoltre era il primo coltello di questo tipo realizzato da Tecnocut, più conosciuta a livello mondiale con il marchio Viper, che fino ad allora si era concentrata sui coltelli eleganti o sportivi, mai su quelli d’impostazione militare. L’azienda decise di entrare nel settore a modo suo, con una cura costruttiva inusuale per un coltello tattico, impiegando materiali e trattamenti che avrebbero avuto una larga diffusione solo molti anni dopo. Infine il prezzo di lancio era decisamente conveniente, considerate le caratteristiche generali.

Un lungo sviluppo

I coltelli da combattimento sono un argomento delicato: basta poco per essere fraintesi e accusati di istigare alla violenza. Nutro un profondo rispetto per la vita, ma la realtà  dimostra quotidianamente come il ricorso alla forza letale sia troppo spesso ancora necessario. Nell’attesa del giorno in cui non avremo più bisogno di armi a garanzia della nostra sicurezza ed incolumità, è bene che chi è costretto ad usarle disponga di strumenti il più efficaci possibile. Si consideri poi che il Fearless non è certo uno strumento che finirà  nelle mani del delinquente occasionale, che preferirà  il solito coltello da cucina preso al supermercato, ma piuttosto in quelle del militare o dell’operatore di polizia.

Fatta questa doverosa premessa, ci sono fondamentalmente tre motivi per cui il progetto nacque a filo singolo e con manico asimmetrico: il primo è che il miglior fighter a doppio filo era ed è tuttora l’Applegate-Fairbairn, il secondo è che il Fearless doveva essere adatto anche all’uso da campo, il terzo che il coltelli a doppio filo in Italia sono considerati armi bianche, e sono gravati da maggiori restrizioni per il porto.
Lo sviluppo fu lungo e complesso: partendo dallo studio di numerosi testi sul combattimento con le lame, medicina legale e anatomia, oltre che dalle mie esperienze marziali e nell’uso delle lame, sviluppai vari disegni, di volta in volta tradotti in modelli in legno, per valutare i progressi fatti sul piano dell’ergonomia. Prima di passare alla produzione, Viper realizzò un prototipo in acciaio per le ultime valutazioni su peso, bilanciamento e robustezza. Il primo prototipo ligneo è datato 12 maggio 2004, mentre quello praticamente definitivo 7 aprile 2005.
A differenza di altri fighter-utility, il Fearless non fu pensato per uno specifico stile di combattimento, ma per adattarsi al meglio a quello dell’utilizzatore, garantendo una presa salda, agile, e il massimo controllo della lama. Non ha quindi bisogno di essere spiegato per essere sfruttato al meglio: all’utente addestrato basta prenderlo in mano per trovare il giusto feeling.

Una lama, tre colori

Insieme al produttore scegliemmo di utilizzare il Bohler N690 Co, che all’epoca era un materiale nuovo, lanciato dalla produzione Extrema Ratio, caratterizzato da ottime doti di taglio e alta inossidabilià. Molti negli anni hanno denigrato questo materiale bollandolo come non performante, mentre invece avrebbero dovuto incolpare i trattamenti termici errati a cui certi produttori lo sottoponevano: se ben temprato offre prestazioni notevoli.

Sul mercato vennero proposte tre differenti versioni: la base era micropallinata con sfere di vetro, quella intermedia rivestita da una finitura mimetica, la top di gamma ricoperta da un trattamento PVD (Physical Vapor Deposition), decisamente avanzato per l’epoca.

Come detto la lama è a filo singolo, per risultare più sfruttabile nell’uso da campo, potendoci appoggiare la mano debole. La doppia bisellatura concava la rende estremamente tagliente e leggera, ma al tempo stesso robusta grazie alla costolatura centrale spessa oltre sei millimetri. La punta a lancia garantisce un’ottima penetrazione e la necessaria robustezza, mentre il filo leggermente inclinato evita che la lama scivoli durante il taglio. Le ragioni della larghezza contenuta e della sezione romboidale sono ovvie per chi abbia una minima infarinatura sull’uso marziale del coltello. Durante gli anni ho avuto modo di sottoporre il mio esemplare a usi molto impegnativi, talvolta veri e propri abusi, senza mai riuscire a metterlo in crisi.

Il miglior manico

All’epoca non diedi alcun peso alla questione estetica, concentrandomi su altre caratteristiche ben più importanti: in fondo il Fearless doveva essere il mio coltello. Fortunatamente al pubblico piacque molto il risultato finale.
La costruzione è a codolo intero, con guancette in micarta (materiale sintetico inalterabile, costituito da strati di cotone e resina) fissate da due coppie di viti a brugola. La particolare tela bachelite usata da Viper era assolutamente innovativa nel 2006, tanto che solo sette o otto anni più tardi ha iniziato a diffondersi nella coltelleria custom e industriale; la sua particolare trama, caratterizzata da un intreccio insolitamente grosso, offre un maggior grip, senza bisogno di lavorazioni superficiali. Con l’uso questo materiale tende a sporcarsi e scurirsi, ma essendo sintetico basta lavarlo con acqua e sapone per ripristinarne l’aspetto originale.

Il manico del Fearless doveva comunicare subito l’orientamento del filo, offrire una presa forte e sicura, e al tempo stesso permettere un maneggio veloce e naturale, istintivo, sia nella presa a martello, che in quella a sciabola o a rompighiaccio.

I due rami di guardia hanno due distinte conformazioni dovute alle diverse funzioni. Quello inferiore serve a tenere le dita ben lontane dal filo, mentre il superiore ferma l’affondo della lama e ha una godronatura dove appoggiare il pollice, per variare l’inclinazione del coltello rispetto al polso nell’uso di punta.

Al di sotto delle guancette, il codolo è alleggerito per contenere il peso finale e perfezionare il bilanciamento; per la stessa ragione lo spessore di tutta la parte all’interno del manico scende a 4 millimetri, e ciò fa sì che la parte frontale delle guancette risulti incassata e nulla possa infilarsi al di sotto, sollevandole. Il baricentro è in corrispondenza dell’incavo per l’indice, in modo che il coltello sia esente da inerzia, sempre controllabile nei cambi di presa o direzione.

L’impugnatura termina con un percussore posteriore, triangolare in modo da scaricare tutta l’energia in una superficie ridottissima, in linea con l’impugnatura e sufficientemente distante dalla mano. Sebbene possa essere usato come sfondavetri, venne studiato per l’uso nel corpo a corpo su muscoli, articolazioni e punti di pressione. Al suo interno è ricavata un’apertura triangolare, a cui si può fissare un cordino.

Tutti i bordi del codolo sono smussati, con una cura inusuale per i coltelli tattici dell’epoca, che invece era normale sui gentleman’s di Viper.

Fodero Vega Holster

Il coltello è accompagnato da un fodero multiposizione anch’esso di mio progetto, realizzato in Cordura® da Vega Holster, già  all’epoca leader nella produzione di fondine e buffetterie. L’anima rigida impedisce alla lama di tagliarlo, mentre la ritenzione del Fearless è affidata a due laccioli con bottone automatico. Nella parte frontale c’è una tasca portacaricatore, fissata con sistema MO.L.L.E. (MOdular Lightweight Load-carrying Equipment) utile per riporre un pietra o multiuso, e facile da rimuovere se si preferisce ridurre gli ingombri. Il sistema è specifico per il porto cosciale, con passante da cintura apribile e la cinghia da gamba rimovibile, ma i numerosi agganci MO.L.L.E. permettono di realizzare diverse configurazioni, o di integrare il fodero su zaini o gilet tattici.

Versioni speciali

Con un totale di appena 330pezzi realizzati, il Fearless si può ben definire una tiratura limitata. Tuttavia ne esiste una versione ancor più rara, realizzata dalla coltelleria Collini in appena 25 esemplari per la sezione triestina dell’A.L.T.A. (Associazione Lagunari e Truppe Anfibie), su idea di un carissimo amico che ne fa parte. Questa particolare edizione era solo con lama rivestita in PVD e si distingueva per il logo dell’associazione inciso a laser vicino alla guardia e, dalla parte opposta, la matricola progressiva.

Quotazione attuale

Il prezzo, quando il coltello era in catalogo, era di circa 160 euro per la versione sabbiata, 170 euro per la camo e 180 euro per quella con trattamento PVD top black.
La quotazione dell’usato non esiste, dato che in tutti questi anni ne ho visti solamente due in vendita, entrambi aggiudicati in poche ore. Di certo l’interesse è tuttora vivo, dato che spesso ricevo richieste in merito, soprattutto da parte di appassionati stranieri che all’epoca, quando la coltelleria italiana era molto meno presente sul mercato internazionale, non seppero della sua esistenza. Purtroppo, a meno di non trovarne un esemplare in qualche armeria o piccola coltelleria, reperire un Fearless è oggi quasi impossibile. Al momento non è prevista una nuova tiratura, nè la produzione della versione evoluta, il Fearless II, che non ha mai superato lo stadio di prototipo.

Specifiche

Produttore: Tecnocut
Web: www.viper.it
Modello: Fearless
Materiale lama: Bohler N690 Co a 58-60 HRC
Materiale manico: Micarta
Lunghezza aperto: 296 mm
Lunghezza lama: 152 mm
Spessore lama: 6,1 mm
Peso: 262 g
Fodero: Cordura® by Vega Holster